Coronavirus, Confindustria scrive a Conte: “Chiudere senza criteri ben calibrati può voler dire non riaprire più”

Confindustria

Confindustria ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedergli di apportare delle modifiche al decreto, annunciato nella tarda serata di ieri, che entrerà in vigore domani.

Il numero uno degli indutriali Vincenzo Boccia, infatti, ha messo nero su bianco le perplessità della categoria da lui rappresentata circa le risoluzioni volute dall’esecutivo che, a partire da domani, determineranno la serrata di tutte quelle attività non considerate come essenziali. “Non si può chiudere tutto. Le imprese sono a corto di liquidità, chiudere senza criteri ben calibrati può voler dire non riaprire più“: questo, in estrema sintesi, il grido d’allarme di Confindustria, che ha determinato una nuova fase di concertazione prima della firma del decreto da parte di Giuseppe Conte.

La missiva firmata da Boccia si articola in questi punti principali: prosecuzione per le attività funzionali a quelle ritenute fondamentali, prosecuzione per quelle attività che non possono essere interrotte per ragioni tecniche, possibilità per le imprese di “autocertificare l’esigenza di prosecuzione”, “far salva” tutta la manutenzione “finalizzata a mantenere in efficienza macchinari e impianti, garantire i “tempi tecnici necessari dall’entrata in vigore del provvedimento a concludere le lavorazioni in corso, ricevere materiali e ordinativi già in viaggio, consegnare quanto già prodotto e destinato ai clienti”, non ricorrere soltanto ai codici Ateco per individuare le realtà escluse dalla serrata. 

Confindustria, infine, chiede anche dei provvedimenti di ampio respiro, per affrontare nella migliore maniera possibile il “dopo-virus“: Sarà determinante sciogliere immediatamente il nodo del credito per evitare che questa situazione produca conseguenze irreversibili per le imprese e che gli imprenditori perdano la speranza nella futura prosecuzione dell’attività. Occorre poi preservare l’operatività delle imprese che fanno parte delle filiere internazionali e valutare i necessari provvedimenti per evitare impatti negativi sulle nostre società quotate in Borsa”.

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