Editoriale | Il Coronavirus e la prova di maturità chiesta alla popolazione italiana

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Di questi giorni tormentati relativi all’espandersi del Coronavirus in Italia, in cui abbiamo assistito – continuiamo e continueremo a farlo in queste ore, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, probabilmente – alla costante sovrapposizione di notizie, bollettini statali, regionali e dei singoli comuni, e dichiarazioni, seguite poi dall’emanazione di decreti ministeriali, come l’ultimo maturato ieri e messo in pratica oggi, racconterà la storia tra molti anni. La storia ci restituirà soprattutto i dettagli che oggi a qualcuno appaiono insignificanti, poiché nel momento del “ciò che stai vivendo adesso” e del “salvarsi la pelle” molti ragionamenti vengono postposti. Ma arriverà il momento di tirare le somme sul comportamento posto in essere dall’intera comunità cittadina italiana, intesa questa come la componente politica, tecnica, di stampa e delle persone comuni che un ruolo determinante comunque avranno giocato in questa triste vicenda, perché triste sarà a prescindere da tutto anche quando tutto sarà finito e l’allarme sarà rientrato, per diversi motivi. Valuteremo e discuteremo su quanto saggezza e prudenza o al contrario incoscienza e frenesia potranno avere inciso sul dato finale che consegnerà il numero di contagi e le vittime del Coronavirus.

Le ore dei sensazionalismi sono superate, così come quelle dei professori di medicina che in realtà non hanno mai realmente acquisito il merito di potersi definire tali nel consegnare messaggi, in particolare sui social, che possano avere avuto una incidenza sui comportamenti poi assunti dalla popolazione della penisola. Dispiace constatare che a molti piace giocare sulla possibilità di diffondere panico facendo leva su quello che è purtroppo per il Belpaese un grande problema: quello della ignoranza diffusa, della incapacità di saper leggere oltre un post online non accreditato, di non saper leggere i dispositivi ministeriali nella loro interezza, anche a causa di un cattivo filtro probabilmente, tra istituzioni, media e cittadini. Dispiace anche il fatto che al contrario qualcuno minimizzi eccessivamente, dimenticando dei parenti, dei conoscenti ma non solo che tra età anagrafica e condizioni di salute già precarie potrebbero rischiare ben più di qualche acciacco. Ma c’è anche un altro grande fardello che l’Italia paga, e nello specifico paga il governo, ovvero quello di essere diventato drammaticamente poco credibile, non adesso, ma negli anni. Il cittadino italiano rigetta, rifiuta e non vuole vivere il mondo delle istituzioni, si pone lontano e non partecipe attivamente, ritenendo questo inutili ai fini della vita quotidiana. Niente di più sbagliato, e queste circostanze lo dimostrano.

L’approccio che in punta di piedi la Redazione di Antenna Uno Notizie ha sempre seguito, è quello della fiducia nei confronti delle istituzioni che hanno potere e competenza decisionale e della diffusione di dati ufficiali, di interviste a professionisti del settore, senza mai creare un clima di pressione, panico o incertezza partendo dai titoli per finire con l’ultimo capoverso dei nostri testi. Ammesso e non concesso che le tempistiche degli interventi della politica siano state corrette, e ovviamente anche questo si valuterà a posteriori, delle direttive in seconda istanza e dei suggerimenti nella prima fase di sviluppo del contagio di Coronavirus sono state date in tempi non sospetti.

In quanti hanno seguito alla lettera ogni suggerimento dato? Questo è un elemento che intacca la coscienza dei singoli individui, certamente. Ci sono però dei fenomeni di una certa gravità che pongono in ginocchio il paese, in un singolare tentativo autodistruttivo incomprensibile. All’invito di passare più ore in casa, c’è chi ha risposto regalandosi serate all’ultimo drink in serate da sballo col tutto esaurito. C’è chi davanti alla prossima entrata in vigore di un decreto di divieto di uscita dai confini, risponde uscendo dai confini. Infine chi dopo un avviso che vede l’Italia diventare zona protetta con tanto di invito alla cautela e ad uscire meno di casa risponde affollando i supermercati dopo pochissimi minuti. E gli esempi potrebbero aumentare, ma non è questa la sede in cui creare un listone dei comportamenti giusti o sbagliati già verificatisi.

Semmai questo è un momento di riflessione sul futuro, sia quello più vicino che quello distante, in cui altre prove di maturità vedranno l’Italia e il mondo protagonisti. A quel punto superare l’esame a pieni voti non dipenderà da una macchina burocratica chiamata stato a cui potere addebitare successi e colpe ma dai singoli individui che sapranno darsi regole di giusto comportamento per superare un momento di criticità.

Nella civiltà delle impression, dei contenuti emozionali perché più accattivanti, il nostro invito da addetti ai lavori è quello di tornare alla cultura dell’approfondimento, dei contenuti reali perché autentici. Basta alle critiche, si alla correzione di eventuali errori altrui. Basta panico, si al giusto timore per un pericolo che potrebbe essere importante soprattutto per i nostri concittadini e connazionali più anziani e per quelli che hanno già delle patologie che si aggraverebbero per il Coronavirus. Basta alla frenesia, si al ragionamento e alle azioni corrette per la salvaguardia della salute pubblica.

E così il Coronavirus sarà debellato. E otterremo la maturità nella scuola della vita.

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