Una maxi operazione della Guardia di Finanza ha fatto emergere un sistema che avrebbe pilotato appalti milionari della Sanità in Sicilia. L’operazione, denominata “Sorella Sanità”, ha coinvolto imprenditori e funzionari pubblici portando all’arresto di 10 persone accusate, a vario titolo, di corruzione. Gli inquirenti avrebbero scoperto un giro di mazzette intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo per un valore complessivo di quasi 600 milioni di euro.
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo siculo nei confronti di 12 persone, a vario titolo indagate per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione e rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti.
Fabio Damiani, attuale direttore generale dell’Asp 9 di Trapani, e un suo “faccendiere” Salvatore Manganaro, sono stati condotti in carcere. Antonino Candela, coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Coronavirus ed ex commissario straordinario e direttore generale dell’Asp 6 di Palermo, è stato posto agli arresti domiciliari. Stessa misura per Giuseppe Taibbi, Francesco Zanzi, romano e amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie S.p.a., Roberto Satta di Cagliari, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie S.p.a., Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di Siram S.p.a. e amministratore delegato di Sei Energia, Crescenzo De Stasio di Napoli, direttore unità business centro sud di Siram, Ivan Turola, di Milano, e Salvatore Navarra di Caltanissetta, presidente del consiglio di amministrazione di Pfe.
Nei confronti di Giovanni Tranquillo, di Catania, e Giuseppe Di Martino, di Polizzi Generosa, è stata applicata la misura del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriale e pubblici uffici.
Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, e di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, somma corrispondente all’ammontare accertato delle tangenti già versate. Tuttavia, le mazzette promesse ai pubblici ufficiali raggiungono una cifra pari ad almeno un milione e 800mila euro.
Le investigazioni sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle con intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami documentali e dei flussi finanziari. Gli inquirenti hanno analizzato 4 procedure ad evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016 (dal valore complessivo di quasi 600 milioni di euro). Controlli anche sulla gestione e sulla manutenzione apparecchiature elettromedicali – gara bandita dall’Asp 6 del valore di 17 milioni e 635mila euro. Gli investigatori hanno monitorato i servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali – bandita dalla CUC del valore di 202 milioni e 400mila euro. Nel mirino degli inquirenti è finita la fornitura vettori energetici, conduzione e manutenzione impianti tecnologici – bandita dal Asp 6 del valore di 126 milioni e 490mila euro. Sottoposti a controlli anche servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale – bandita dalla CUC del valore di 227 milioni e 686mila euro.