Motta Sant’Anastasia (CT), incendio danneggia casa: dopo due mesi nessuna risposta su responsabilità. La richiesta di aiuto della famiglia. Carrà: “Solidarietà massima”

Correva il 7 Luglio quando un incendio divampato in un vecchio terreno abbandonato, adiacente alla ex sede di una casa di riposo per anziani tra Corso Sicilia, Via Valdolive e Via Imera a Motta Sant’Anastasia, nel catanese, danneggiava alcune abitazioni. Due mesi e un giorno dopo il triste evento accaduto in centro abitato raccogliamo il grido di disperazione e la richiesta di aiuto di chi ha subito i danni più gravi alla propria casa. La famiglia Stuppia, formata da quattro persone, vive al terzo e ultimo piano di una palazzina di Via Imera, 10. L’incendio ha provocato gravi danni al tetto, ha bruciato tubature idriche, l’impianto elettrico, persiane, distrutto un climatizzatore e messo k.o. un frigorifero. Le difficoltà economiche in cui versa il nucleo familiare hanno reso impossibile provvedere a un pieno ripristino della normalità in casa.

Sin dai primi attimi post incendio, i riscontri dei Vigili del Fuoco sono stati chiari nel rilevare diversi danni. A una settimana dall’accaduto, per l’intervento del vicesindaco e di un consigliere si è provveduto al ripristino delle condutture d’acqua. Il tentativo di messa in sicurezza dell’appartamento ha seguito numerosi step, e la pioggia che segna il passaggio dalla stagione estiva a quella autunnale ha acuito le criticità che rendono la vita tutt’altro che normale nella struttura. Secchi sparsi qua e là, acqua che gocciola dentro casa dando vita a uno spettacolo di una tristezza e di un disarmante che difficilmente può trovare eguali. Da aggiungere che quando piove, puntualmente la famiglia Stuppia si ritrova a dover rinunciare a energia elettrica e acqua in casa, al fine di evitare danni relativi a possibili corti-circuito elettrici. Il quadro dipinto descrive una situazione di scarsissima sicurezza e abitabilità in caso di condizioni climatiche avverse come attestato anche dal verbale dei Vigili del Fuoco risalente alla sera tra 15 e 16 luglio. Episodio spiacevole qualche giorno fa quando la caduta di un pezzo di solaio ha rischiato di far male agli inquilini.

“Siamo rimasti soli – tuona Emanuele Stuppia in rappresentanza della propria famiglia ai microfoni di Antenna Uno Notizie -. Non abbiamo ricevuto solidarietà da parte di nessuno, tranne per l’intervento di ripristino della copertura idrica in casa dopo una settimana di disperati appelli all’amministrazione comunale. In quel caso tramite l’intervento del vicesindaco e di un consigliere comunale siamo riusciti a riavere un bene primario dopo giorni e giorni. Abbiamo chiesto aiuto, devo ammettere di aver visto solidarietà solo sui social purtroppo. Capiamo che la situazione sia complessa. Bisogna infatti accertare le responsabilità dell’accaduto, tra competenze comunali e del privato. Una vergogna che un plesso abbandonato in pieno centro abitato come quello da cui è scaturito l’incendio sia stato lasciato all’incuria più totale per anni e anni, le sterpaglie erano note a tutti, tante volte gli abitanti nelle vicinanze del terreno incolto attorno alla vecchia struttura avevano lanciato l’allarme. Nessuno ha mai risposto. Chi aveva l’obbligo di intervenire? Chi è preposto a fare chiarezza non perda tempo trincerandosi dietro a tristi silenzi”.

Rabbia e disperazione nelle parole di Emanuele Stuppia che ci racconta anche questi due mesi vissuti in una situazione di difficoltà, condivisa anche da altre famiglie che hanno subito altri danni meno pesanti e già risolti ma che attendono l’esito delle indagini circa l’accertamento sulle responsabilità del fatto. “Il frigorifero non funziona più e mia sorella – prosegue Emanuele – essendo diabetica, ha bisogno di cure legate anche all’uso di questo mezzo. Stiamo cercando di organizzarci, di fare il possibile per recuperare un contesto che sia quanto più vicino alla normalità. Mio padre e mia madre vivono nello sconforto più totale, e io sto cercando in tutti i modi di combattere e non mollare. Con le prime piogge il quadro si è aggravato notevolmente, piove sulle nostre teste. A volte quando dormiamo si sente ancora la puzza di fumo”.

Abbiamo contattato il sindaco di Motta Sant’Anastasia, Anastasio Carrà, che ci ha detto la sua.

“Sono stati ripristinati impianti idraulici ed elettrici da un consigliere comunale che lo ha spontaneamente deciso a titolo personale mettendo soldi di tasca sua. Il Comune di Motta con l’incendio divampato non c’entra nulla – spiega il primo cittadino -. Massima solidarietà alla famiglia. Il terreno in cui si è sviluppato l’incendio è di pertinenza di un privato. Quanto dico è affermato dal parere dei tecnici che per iscritto certificano ciò. Il Comune non è coinvolto – chiosa Carrà -. Abbiamo trattato la situazione con i guanti gialli”.

La famiglia e tutta la comunità che ha cominciato a mobilitarsi a supporto attende che si faccia chiarezza sulla vicenda. Intanto aiutare resta un dovere civico, di tutti. Difficile accettare che si possa vivere in queste condizioni. Difficile accettare anche che l’incuria possa aver provocato un simile disagio in mezzo a tante case.

Gianluca Virgillito
(con la collaborazione di Giulia Baudo)

 

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