Caso Gregoretti: le tappe del primo giorno dell’udienza a Salvini

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Si è svolta oggi a Catania, in un tribunale blindato, l’udienza preliminare sul caso Gregoretti alla presenza del gup Nunzio Sarpietro. In aula l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e abuso in atti di ufficio, accompagnato dal proprio legale, Avv. Giulia Bongiorno; il sostituto procuratore Andrea Bonomo per l’accusa e l’avvocato Massimo Ferrante in qualità di legale rappresentante di una famiglia di nigeriani (composta dai due genitori e dai due figli di 6 e 10 anni) fatta sbarcare dalla nave Gregoretti dopo poco meno di 24 ore, dunque parte lesa.

Come avvenuto nella prima fase del procedimento, la Procura di Catania ha chiesto nuovamente l’archiviazione di Matteo Salvini. La difesa ha fatto richiesta del non luogo a procedere perché il fatto non sussiste e, secondo quanto riferito da fonti della Lega, di una audizione di Luciana Lamorgese, attuale Ministro dell’Interno, per sollecitare un approfondimento probatorio volto ad accertare se le procedure di sbarco indicate nel corpo di imputazione sono tuttora eseguite dal governo Conte 2.

Caso Gregoretti: la decisione del gup

Trascorse due ore di camera di consiglio, il gup Sarpietro ha letto l’ordinanza con la quale ha deciso e comunicato il rinvio dell’udienza preliminare e disposto l’audizione, il prossimo 20 novembre nell’aula bunker del carcere di Bicocca, del premier Giuseppe Conte, del Ministro Luigi Di Maio e dell’ex Ministro Danilo Toninelli. Giorno 4 dicembre verranno invece sentiti l’ex Ministro Elisabetta Trenta, l’attuale Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e l’ambasciatore Maurizio Massari. Il gup ha disposto anche l’acquisizione di documenti relativi ad altri sbarchi avvenuti nel medesimo periodo del caso Gregoretti.

Caso Gregoretti: le dichiarazioni di Salvini a fine udienza

A conclusione dell’udienza preliminare sul caso Gregoretti, Matteo Salvini è intervenuto in conferenza stampa e ha espresso il suo pensiero sulle decisioni del gup. “Era la mia prima volta in tribunale da potenziale colpevole e imputato, sono assolutamente soddisfatto – ha commentato il leader della Lega – di aver sentito da parte di un giudice che quanto fatto non l’ho fatto da solo. Faceva parte di una procedura. Tornerò a Catania in compagnia, mi soddisfa che il giudice interpelli il premier per chiedere se successivamente è stata fatta la stessa cosa. Ci sono decine di articoli che dimostrano che l’iter è lo stesso. Ero tranquillo e tornerò a casa ancora più tranquillo”.
A commentare l’esito dell’udienza anche l’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno: “Abbiamo ribadito che non esiste un obbligo di sbarco immediato. Esiste una flessibilità che è parte degli accordi tra gli stati membri. Abbiamo sottolineato che la procedura utilizzata nel caso della nave Gregoretti non era una iniziativa estemporanea di Salvini che era improvvisamente impazzito: la scelta di attendere prima di fare sbarcare i migranti si inseriva in una procedura prevista anche nel contratto di governo e dal Consiglio del 18 giugno 2018. Una procedura che prevede un tempo di due settimane, ben più lungo dunque di quello utilizzato da Salvini. Noi abbiamo chiesto solo di sentire il Ministro Lamorgese. Non abbiamo chiesto di sentire gli altri”, ha infine precisato il legale.

I due animi della città

All’esterno del tribunale, prima dell’inizio dell’udienza, il comitato “Mai con Salvini” ha espresso la propria contrarietà sull’operato dell’ex Ministro dell’Interno distribuendo rotoli di carta igienica con il volto del segretario della Lega. Apparso in piazza Trento anche uno striscione con su scritto “Abbiamo già la sentenza. Salvini m…”

A supporto del leader leghista l’esponente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, anche lei a Catania: “Unità del centrodestra? Sono contenta che qualcuno lo dica perché io leggo solo di presunte divaricazioni, competizioni, uno contro l’altro. Capisco che compatti facciamo paura, ma nelle questioni fondamentali abbiamo sempre dimostrato di esserci. Ho visto Salvini sereno, reattivo, immagino ci sia anche nervosismo. Penso che nessuno per aver fatto quel lavoro, avrebbe potuto immaginare di finire in tribunale. Credo che in democrazia uno sia libero di dire che non è d’accordo, non siamo andati davanti al tribunale. Non ce la siamo presi con la magistratura. Ma io dissento così”.

“La difesa dei confini è sacrosanta” è quanto si legge invece su uno striscione affisso davanti la sede del Movimento Sociale Italiano.

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