Covid-19 | Economia, Agen ad A1N: “Anno da dimenticare. Danno a 360°”

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Il 2020 si accinge a lasciare il proprio posto a un nuovo anno non senza lasciare qualche strascico. L’insorgenza e la successiva diffusione della pandemia hanno messo a dura prova gli italiani costretti a enormi sacrifici per difendersi dal Covid-19. A risentirne enormemente anche l’economia e le imprese. In questo finale d’anno la redazione di Antenna Uno Notizie ha voluto fare un bilancio della situazione economica attuale con il presidente di Confcommercio Catania, dott. Pietro Agen. Di seguito il contenuto dell’intervista.

Economia, imprese e periodo natalizio: com’è andata quest’anno visto il condizionamento del Covid-19?

“È andata male. Queste continue alternanze di chiusure e aperture, soprattutto con un’improvvisazione dall’oggi al domani, cambiamenti improvvisi… è andata decisamente male. Oggi ciò che il nostro settore si augura maggiormente è che finisca quest’anno e inizi il nuovo sperando che porti veramente una ventata di novità in tutti i sensi, non solamente con la sconfitta del Covid-19 ma anche con un metodo diverso di affrontarlo”.

Anno 2020: quale bilancio?

“Il bilancio è a tinte alterne. Ci sono settori che hanno sofferto meno – è il caso dei settori alimentari, edili -, però complessivamente la sofferenze è stata a 360° perché ci sono gli effetti collaterali. Un impoverimento generale porta anche a un cambiamento dei consumi alimentari con l’acquisto di prodotti che, magari, hanno ricarichi inferiori e danno profitti inferiori. Aggiungiamo che ci sono categorie che hanno subito danni rilevantissimi e non hanno ricevuto nessun aiuto, è il caso dei rappresentanti di commercio, dei distributori di carburante e delle stesse tabaccherie che tutti considerano delle privilegiate ma che in realtà hanno subito notevoli cali, soprattutto nel settore dei giochi. Il grande colpito è il settore dell’abbigliamento così come quello della ristorazione con danni veramente ingenti e infine il turismo in genere. È un danno a 360° a cui ha fatto seguito una profonda paura. Un dato che noi avevamo immaginato sin dall’inizio si è rivelato vero: i depositi degli italiani sono aumentati, non perché fossero più ricchi ma perché hanno paura a spendere. Per il mondo del commercio e del turismo è stato un anno da dimenticare”.

Decreto Ristori da marzo a oggi: la sua opinione e quella di Confcommercio.

“Sono profondamente deluso. Sono stati fatti troppi interventi, di tutti i tipi e che spesso non servono a niente. C’è stata una massa di denaro gettata in giro senza che ci fosse un disegno preciso su come spendere. Cito l’esempio di una delle grandi stupidaggini: i monopattini elettrici. Questi per la maggior parte provengono dalla Cina e cosa hanno prodotto? Più confusione nella circolazione, nessun vantaggio economico salvo che per i pochi privilegiati che vendevano monopattini. Non credo si possano fare interventi per dare un aiutino qui e un aiutino là. Manca il progetto di ripresa e di sviluppo. Avrei preferito un investimento notevolissimo, forte sulle infrastrutture e magari qualche aiuto in meno ma finalizzato a chi ha sofferto di più. Inoltre a distanza di 7-8 mesi c’è ancora chi non ha ricevuto il primo, si dice siano solo 10.000 però resta allucinante. Ci sono altri che invece li hanno ricevuti tutti, anche qui tanta, tanta confusione”.

Economia siciliana. Genericamente parlando, che prospettive ha l’isola?

“Le prospettive siciliane sono quelle dell’Italia con qualche cosa di peggio anche. L’export dei nostri prodotti ha subito un colpo pesante. Noi siamo bravi soprattutto nelle produzioni agricole e non è stato certo un anno d’oro. Anche qui con i ristoranti chiusi e le esportazioni rese difficilissime dal Covid è un anno da dimenticare. Basta vedere a quanto vengono venduti oggi alcuni famosi vini siciliani e raffrontare questi prezzi con quelli dell’anno precedente. Alla fine pur di vendere si è fatto gioco dei prezzi e nonostante tutto i magazzini sono ancora pieni. Non è un anno buono, per la Sicilia non lo è doppiamente. Il fatto poi che in Sicilia venga pagato un numero esorbitante di aiuti alle famiglie disagiate, la dice lunga sulla difficoltà del momento. Sempre che poi questi diritti vadano veramente a gente povera e non a personaggi strani come spesso si legge sulle cronache”.

Ha spesso trattato l’argomento aeroporti e compagnie aeree. Ci sono davvero degli spiragli per la creazione di una nuova compagnia aerea siciliana?

“Mi sembra la barzelletta del secolo. Falliscono compagnie aeree in tutto il mondo, l’Italia non ce la fa a reggere la sua compagnia, ormai ridimensionata, e noi pensiamo di fare una compagnia solo siciliana. Ho la sensazione che qualcuno che ha già fallito due volte stia cercando qualcun altro che ci metta dei soldi per fare un terzo fallimento. Perché poi falliscono sempre con i soldi di altri, mai con i propri, questo mi preoccupa. In un periodo di crisi come questo, qualcosa di buono c’è stato in Sicilia, ma non è stato certo la nostra presunta compagnia aerea. È venuta una grandissima compagnia aerea ungherese, una delle più avanzate d’Europa, che ha fatto scalo fisso a Catania e che immediatamente ha fatto crollare i prezzi del mercato perché Ryanair ha capito di avere una concorrenza ostile e pesante, Easy Jet ha capito che a questo punto doveva competere con due concorrenti e la stessa Alitalia quel che poteva fare lo ha fatto. Abbiamo bisogno di grandi gruppi internazionali che facciano scalo a Catania. Non è certo una piccola compagnia di paese che può rilanciare la nostra economia”.

Alessandra La Farina

Gianluca Virgillito

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